Album Title
Genesis
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First Released

Calendar Icon 1971

Genre

Genre Icon Progressive Rock

Mood

Mood Icon Intense

Style

Style Icon Rock/Pop

Theme

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Tempo

Speed Icon Medium

Release Format

Release Format Icon Album

Record Label Release

Speed Icon Charisma

World Sales Figure

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Album Description
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Nursery Cryme è un album dei Genesis pubblicato nel 1971.

È il terzo lavoro dei Genesis nonché primo inciso dalla formazione storica, con Phil Collins alla batteria e Steve Hackett alle chitarre, che resterà immutata fino all'abbandono da parte di Peter Gabriel nel 1975.

Il titolo allude alle nursery rhymes, le filastrocche per bambini diffuse nella cultura anglosassone, e gioca con l'assonanza di rhyme (rima) con crime (crimine), da cui la particolare grafia di cryme. Il riferimento è soprattutto al brano di apertura The Musical Box, che narra di un bimbo "decapitato con grazia" da una coetanea mentre i due giocano a croquet.
La poetica dei contrasti già introdotta in Trespass (con la copertina in stile primo '900 sfregiata da un coltello, e musicalmente con l'accostamento di temi acustici e pastorali ad altri più marcatamente rock) prosegue in quest'album a partire proprio da questo brano, il cui testo accosta il candore del mondo infantile (rappresentato appunto da filastrocche, come Old King Cole) al macabro e al sesso, incarnati nella figura del piccolo protagonista, tornato dall'aldilà sotto forma di un vecchio lascivo, che cercherà invano di soddisfare le pulsioni carnali di una vita intera proprio sulla piccola compagna che l'aveva ucciso.

Benché incisa dalla nuova formazione, The Musical Box era stata composta per una buona parte dal precedente chitarrista, Anthony Phillips; nel suo album Archive Collection Volume One è possibile ascoltarne una versione embrionale, intitolata F Sharp. Il brano, per il suo climax e per l'interpretazione di Gabriel sul palco, rimarrà un caposaldo dei concerti dei Genesis sino all'abbandono del cantante nel 1975.

For Absent Friends è un breve quadretto acustico il cui testo raffigura due vedove che rimpiangono i giorni con i loro mariti; è al contempo il primo brano cantato da Phil Collins e la prima composizione di Steve Hackett nella storia dei Genesis.

The Return of the Giant Hogweed è un altro lungo brano che lascia largo spazio alla perizia dei musicisti. È ritenuto assieme a The Musical Box uno dei primissimi esempi dell'uso, nel rock, della tecnica esecutiva detta tapping, già utilizzata in ambito folk e jazz, inaugurata qui da Steve Hackett (che, a suo dire, la riscoprì da solo) e sviluppata ampiamente da vari chitarristi rock in anni seguenti. Il testo è la storia surreale di una pianta erbacea che, introdotta in Inghilterra da esploratori vittoriani, si propaga a dismisura fino ad ordire "un assalto, minacciando la razza umana". La storia trae spunto da una specie botanica realmente esistente, l'Heracleum Mantegazzianum (il testo cita persino la nomenclatura in latino), pianta dagli effetti urticanti sull'uomo che ancora oggi va diffondendosi nell'Europa continentale e costituisce realmente una minaccia per la biodiversità, specialmente in Inghilterra.

Il lato B si apre con Seven Stones, brano melodicamente complesso con arrangiamenti e produzione molto vicini ai King Crimson più sinfonici di In the Wake of Poseidon (in particolare per l'uso del Mellotron) e dal testo in stile narrativo sull'influsso del caso nell'esistenza umana.
A seguire, Harold the Barrel: sorta di mini-operetta comica in tre minuti, con temi musicali ripartiti tra i vari personaggi, racconta di "un noto ristoratore di Bognor" braccato da polizia, stampa e "opinione pubblica" poiché "si è tagliato le dita dei piedi e le ha servite per il tè". Tra flash di inviati della TV e invettive moralistiche del sindaco della città e dell'uomo della strada, il protagonista finisce sul cornicione di un palazzo minacciando il suicidio; sua madre, dalla finestra accanto, lo rimprovera: "hai la camicia tutta sporca, e qui c'è un tipo della BBC", frecciata satirica all'ossessione degli inglesi per l'apparenza, anche in circostanze tragiche. Musicalmente, il brano ha probabilmente - nel repertorio dei Genesis - il primato di racchiudere il maggior numero di temi diversi nel minor tempo totale: un livello di sintesi che avrà pochi riscontri nella futura carriera della band.
L'album prosegue con Harlequin, altro interludio acustico dal testo impressionistico, e si chiude con la lunga The Fountain of Salmacis, nuova narrazione "epica" in chiave rock: stavolta del mito Ovidiano di Ermafrodito e Salmace.
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